Space&Blue Magazine: articolo di Luca Vincenzo Maria Salamone Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) già Coordinatore della Struttura di missione per le Politiche del mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
Il tema dell’interconnessione tra Spazio e Mare è particolarmente stimolante per me, anche perché unisce due esperienze personali e professionali che ho avuto il privilegio di svolgere in questi anni.
Di fatto, le circostanze professionali mi hanno consentito di cimentarmi nella gestione di tematiche e attività con livelli di complessità via via crescenti in entrambe le dimensioni, e ciò sia sul versante operativo – soprattutto nella prima parte della mia carriera (in particolare ricordo l’esperienza di comando della Guardia Costiera di Lampedusa e di consulenza presso Comandi operativi complessi della Marina Militare) – sia, nella seconda parte, su quello amministrativo con diverse esperienze presso Ministeri e Uffici di diretta collaborazione. Questa dualità di impiego, oltre ad avermi molto aiutato a crescere come uomo e come professionista al servizio delle Istituzioni, mi ha consentito di maturare un’esperienza strutturata sia sulla dimensione spaziale, sia su quella marittima, sviluppando “competenze trasversali” in ottica “Space&Blue”.
Tra l’altro, volendo trovare una matrice storica e comune all’interconnessione Spazio-Mare, forse non tutti sanno che l’analogia mare-cosmo può farsi risalire addirittura agli anni Sessanta, ed esattamente al 1964, periodo nel quale l’ingegnere aereospaziale Dandridge Cole estrapolava il suo progetto di colonizzazione americana dello Spazio dalle teorie dell’Ammiraglio Alfred Thayer il quale, come docente e stratega del “potere marittimo”, aveva influenzato il pensiero navale alla fine dell’Ottocento. In estrema sintesi, già a partire dalla metà del Novecento si cominciava ad immaginare la dimensione spaziale come proiezione di quella oceanica con lo stesso obiettivo: il controllo delle rotte commerciali, militari e di comunicazione, nella consapevolezza che il pieno governo delle stesse poteva significare una posizione di vantaggio decisivo nel governo del pianeta Terra.
Ritornando ai giorni nostri e alle due mie precedenti esperienze professionali – in particolare quelle in ambito Difesa prima e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri successivamente – le stesse mi hanno visto impegnato su diversi progetti sia amministrativi, sia di innovazione tecnologica in vari settori, sebbene con una prevalenza di quello marittimo, consentendomi pertanto di apprezzare le numerose interconnessioni strategiche e operative Spazio-Mare.
Al riguardo, ritengo, pertanto, di poter affermare che mettere insieme Spazio e Mare rappresenti un’intuizione che può rivelarsi vincente per la nostra Nazione.
In particolare, individuo tre direzioni essenziali di assoluto interesse. La prima, già in essere, è senz’altro quella normativa. La seconda riguarda l’osservazione e l’analisi di dati economici integrati. La terza, infine, è quella relativa agli aspetti di ricerca e innovazione, che chiamano in causa direttamente i Cluster Tecnologici Nazionali attualmente esistenti.
L’aspetto giuridico-legislativo
Andando un po’ più nel dettaglio, per quanto concerne il primo aspetto, quello giuridico-legislativo, si pensi, sul versante marittimo, all’approvazione del primo “Piano del mare” strategico nazionale avvenuta nel corso del 2023 da parte del Comitato interministeriale per le Politiche del mare e, sul versante spaziale, all’approvazione, da parte del Consiglio dei ministri del 20 giugno 2024, del disegno di legge che introduce norme in materia di accesso ed economia dello Spazio; entrambi provvedimenti di notevole rilevanza strategica, di cui l’Italia si è dotata per la prima volta.
Tale circostanza, tra l’altro, mi consente di poter evidenziare come l’evoluzione della normativa debba essere in grado di supportare le attività congiunte tra Spazio e Mare, garantendo una cornice giuridica chiara e solida per tutte le operazioni e in entrambe le dimensioni. In tal senso, già nel primo “Piano del mare” del 2023 vi sono diversi aspetti nei quali l’utilizzo delle tecnologie spaziali è fortemente richiamato, si pensi al monitoraggio dei trasporti marittimi, a quello dei cambiamenti climatici nonché alla telemedicina tramite l’impiego di dati satellitari.
L’Osservatorio per l’analisi di dati economici integrati
Per quanto concerne il secondo aspetto, la creazione di un “osservatorio” per l’analisi di dati economici integrati permetterebbe di monitorare e ottimizzare l’impiego delle risorse sia nello Spazio che in Mare, favorendo una gestione complessiva più efficiente e sostenibile.
Al riguardo, implementare strategie efficaci in settori come il Mare e lo Spazio senza un’adeguata intelligence economica è molto rischioso e, in termini pratici, per nulla consigliabile. Le stesse metodologie, con eventuali varianti di dettaglio da considerare non essenziali, possono essere impiegate per la raccolta, l’analisi e la valutazione di dati economici ed econometrici.
Lo Spazio potrebbe beneficiare dall’avvio, in ambito nazionale, di una siffatta attività e, in base alla mia pregressa esperienza nel settore marittimo, anche in quest’ultimo potrebbe essere utile un’analoga iniziativa; appare, pertanto, evidente che vi siano, anche in questo ambito, ampi margini per una fruttuosa sinergia in ottica “Space&Blue”.
Un “Meta-cluster” Space&Blue
Quanto alla terza area d’interesse, quello di un eventuale “meta-cluster”, ritengo che Spazio e Mare, tra i tanti aspetti in comune, ne presentino uno in particolare e cioè che entrambi sono ambienti estremi e in grande parte inesplorati – si pensi al riguardo anche alla dimensione “underwater”, tra l’altro proprio in questi mesi tornata alla ribalta per evidenti motivazioni geostrategiche, in contrapposizione all’ambiente lunare o marziano – dove pertanto l’utilizzo di tecnologie innovative e all’avanguardia nonché una “contaminazione tecnologica” tra le stesse può essere di grande utilità.
In tal senso, il coinvolgimento dei rispettivi Clusters Tecnologici Nazionali consentirebbe di sviluppare sinergie tra Istituzioni, Ricerca e Industria, promuovendo l’innovazione tecnologica opportuna per affrontare le sfide future nel settore “Space&Blue”, con una sinergia di cui entrambe le dimensioni potrebbero beneficiare.
A carattere più generale, e in base alla mia esperienza, posso testimoniare che l’ambito tecnologico e di ricerca, ai fini di un approccio corretto al tema “Space&Blue”, vada trattato secondo il binomio “lo Spazio per il Mare” e, contestualmente, “il Mare per lo Spazio”.
Lo Spazio per il Mare
Nel primo caso (“lo Spazio per il Mare”), lo Spazio abilita attività e capacità marittime e navali; ci troviamo nel classico ambito delle applicazioni spaziali di telerilevamento ed osservazione delle Terra (e.g. i sistemi “CosmoSkyMed” e “Iride”), di Telecomunicazioni (sistemi “SATCOM”, quali i “Sicral” e “Inmarsat” e le moderne costellazioni come “Oneweb”, la gigantesca “Starlink” e verosimilmente, in un prossimo futuro, “IRIS2”) e di Navigazione (sistemi GNSS, come il “GPS” e “Galileo”).
Tali applicazioni e sistemi spaziali consentono una sempre maggiore conoscenza del Mare ed una sempre maggiore capacità di operarvi con efficacia e precisione. Inoltre, la loro costante evoluzione, in termini di migliori prestazioni e capacità, e potenziale integrazione, unita alle sempre più performanti piattaforme inerziali, alle tecnologie quantistiche e all’IA, portano verso la navigazione autonoma e, quindi, a Unità marittime – e in astratto anche navali – non presidiate da equipaggi, se non in forma ridottissima e, spesso, necessaria più per lo scopo di gestire una transizione, anche in termini normativi, che per reali esigenze tecniche e di gestione. In tal senso, l’Agenzia Spaziale Italiana, consapevole del trend appena descritto, ha recentemente pubblicato un bando sulla navigazione autonoma, nel settore marittimo, ma anche in quelli automotive e ferroviario, allo scopo di favorire la crescita dell’industria italiana di settore. Sempre in tema di navigazione marittima autonoma, l’Agenzia è in prima linea anche per quanto riguarda il progetto “5G MASS”, contrattualizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e finanziato anche da quella italiana, per studiare un sistema molto avanzato che aggrega in tempo reale le informazioni – tra i quali spiccano i dati satellitari – condivise tra la nave e gli ambienti digitali portuali; informazioni che servono per la delicata fase di avvicinamento al porto e per le manovre di ormeggio e disormeggio i cui risultati sono in fase di test sulla nave ro-ro “Eco Savona”, nel porto di Livorno.
In tema di progetti che vedono intervenire “lo Spazio per il Mare” mi sembra interessante richiamare anche il “Common information sharing environment for the EU maritime domain” (CISE) che è il concetto operativo europeo di sorveglianza marittima integrata, nonché elemento portante della Strategia di Sicurezza Marittima Europea (European Maritime Security Strategy – EMSS), finalizzato alla raccolta di dati – con specifico riferimento a quelli satellitari – sulla sorveglianza marittima da parte delle Autorità civili e militari che può contribuire ad evitare la duplicazione del lavoro e a ridurre i costi. Tra l’altro, la maggiore cooperazione e la condivisione di dati possono anche permettere di rispondere più efficacemente e tempestivamente agli eventi marittimi, come incidenti, episodi di inquinamento, reati o minacce alla sicurezza marittima.
Nello specifico, il sistema è volto a garantire il rapido scambio di dati e informazioni fra le Autorità marittime competenti o interessate degli Stati Membri appartenenti alle sette comunità di utenti del CISE (Defence, Law Enforcement, Border Control, Customs, Maritime Environment, Fisheries Control e Maritime Safety and Security). Le informazioni, elaborate da un’Autorità marittima tramite il proprio sistema informativo “legacy system” e considerate necessarie per le attività operative di altre autorità/entità, possono potenzialmente essere condivise con tutti gli aventi causa.
Il CISE ha la finalità di rendere interoperabili i sistemi di ogni singolo Ente europeo o nazionale, permettendo di scambiare facilmente dati e altre informazioni: è sostanzialmente una piattaforma di servizi in grado di assicurare l’interoperabilità fra sistemi “legacy” di diverse Nazioni e di diversi settori della “Maritime Situational Awareness” (MSA), mediante l’erogazione di servizi satellitari e secondo ruoli e regole condivise.
Lo scopo pertanto è quello di migliorare l’armonizzazione della conoscenza marittima intersettoriale e contemporaneamente di assicurare agli Stati membri/Nazioni il controllo diretto della gestione delle informazioni condivise attraverso i vari nodi CISE nazionali. In questo ambito l’Agenzia Spaziale Italiana è pienamente coinvolta nel supportare il nodo CISE già installato presso le proprie strutture e contestualmente nell’assicurare la figura di “Node Owner”, mediante la firma del “Cooperation Agreement for the Common Information Sharing Environment (CISE)”.
Infine, in ottica futura, potrebbe essere interessante lavorare su progetti che traggano motivazioni da due innovazioni di estrema rilevanza nel panorama della “digitalizzazione del mare”, faccio riferimento all’evoluzione dell’accesso ad Internet mediante l’impiego dei satelliti a bassa orbita (“Low Earth Orbit” – LEO) e alla possibile introduzione di spazi dati federati e protetti (c.d. “Maritime Data Space”) in ambito marittimo.
Il Mare per lo Spazio
Nel secondo caso (“il Mare per lo Spazio”), è il comparto marittimo – e anche qui, in linea di principio, quello navale – a poter svolgere un ruolo abilitante nei confronti dello Spazio. Ciò in un settore strategico, che caratterizza le cosiddette “Spacefaring Nations”: l’accesso allo Spazio. In particolare, da piattaforme marittime all’uopo progettate si può accedere allo Spazio tramite i consueti lanciatori, siano essi riutilizzabili in tutto, in parte o per nulla, senza riguardo particolare per la tecnologia propulsiva, che può essere a propellente liquido oppure solido.
A ben vedere, lanciare dal Mare potrebbe permettere di diminuire, o almeno ridurre, l’oligopolio delle Nazioni che dispongono di siti sul proprio territorio, la cui geografia consente i cosiddetti “corridoi di lancio” su zone disabitate, necessari per evitare danni a persone e cose durante le operazioni di lancio e messa in orbita dei sistemi spaziali.
Allo stato, l’Italia non dispone di siti di tale natura e posizionando opportunamente una propria piattaforma, a tutti gli effetti assimilata al territorio nazionale, potrebbe ottenere una maggiore autonomia nell’accesso allo Spazio, non dovendo sottostare ai vincoli derivanti dall’uso di basi di lancio ubicate all’estero. L’idea tra l’altro non è nuova e sono altresì noti impieghi operativi pratici, come dimostrano le passate operazioni di “Sea Launch” e le attività cinesi nello specifico settore; anche “SpaceX” ha considerato e sperimentato tali piattaforme, al momento accantonate, presumibilmente per la piena disponibilità di idonei siti terrestri.
Inoltre, in ambito nazionale è in corso, e prossimo alla conclusione, uno studio di settore denominato “SIMONA”, ovvero Sistema Italiano di Messa in Orbita NAvale, nell’ambito del Piano Nazionale di Ricerca Militare (PNRM) gestito dal Segretariato Generale della Difesa – Direzione Nazionale degli Armamenti che ho avuto modo di analizzare nel corso della mia pregressa esperienza in ambito Difesa. In questo settore l’Italia ha, senz’altro, le competenze per affrontare una sfida di tale natura, sia per quanto riguarda il lanciatore, sia per quanto riguarda la cantieristica navale.
Il tema è certamente complesso e denso di implicazioni strategiche, economiche e geopolitiche, ma ritengo che vada studiato e approfondito con attenzione in un prossimo futuro, anche in ottica di possibili cooperazioni e sinergie in materia.
In definitiva, sono assolutamente convinto che mai come in questo momento storico l’interconnessione tra Spazio e Mare possa rappresentare un volano per il progresso tecnologico e lo sviluppo della nostra Nazione, offrendo opportunità uniche in termini di crescita economica e di innovazione.
#economiadellospazio #economiadelmare #space&blue
Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR. Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine, Economia del Mare Magazine e Space& Blue Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder. Ideatrice del Progetto "Space&Blue Made in Italy" con il suo Forum Space&Blue e del Progetto "Blue Forum Italia network".