Rise: la missione per uno Spazio più sostenibile

RISE rendering della missione Rise (Crediti: D-Orbit)

Spazio più sostenibile con la missione Rise.

“Uno spazio responsabile per la sostenibilità” è il tema che caratterizza il 75° International Astronautical Congress (Iac), in corso questa settimana a Milano, ospitato dall’Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica (Aidaa), con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana e Leonardo.

Proprio in questo ambito si inserisce un nuovo progetto dell’Esa, mirato a estendere la vita operativa dei satelliti geostazionari e quindi a mitigare il problema annoso dei detriti spaziali: si tratta di Rise, missione di in-orbit servicing (manutenzione in orbita) per cui l’ente spaziale europeo, allo Iac appunto, ha siglato un contratto da 119 milioni di euro con l’azienda aerospaziale italiana D-Orbit in qualità di co-finanziatore e prime contractor.

Rise, che avrà le dimensioni di un minivan, sarà una sorta di ‘officina mobile’ spaziale e il suo scopo è dimostrare di poter raggiungere e agganciarsi a un satellite geostazionario, effettuare delle manovre su di esso per poi procedere al rilascio. Questi satelliti non sono un ‘peso piuma’: possono raggiungere le dimensioni di uno scuolabus, sono costruiti con materiali piuttosto robusti per resistere alle radiazioni e spesso hanno anche l’ingombro di pannelli solari per l’alimentazione di carichi utili. Dopo la verifica della prestazione di Rise, che prevede dunque manovre molto impegnative e deve soddisfare una serie di standard, il coinvolgimento dell’Esa giungerà al termine e D-Orbit avvierà i servizi commerciali della piattaforma satellitare.

Rise nello spazio per 8 anni

Il lancio di Rise, che rimarrà nello spazio per 8 anni, è previsto nel 2028.

Nella prima fase della missione, la piattaforma sarà collocata a circa 36mila chilometri di altitudine in un’orbita appena sopra a quella geostazionaria dove saranno effettuati dei test rigorosi su sistemi e manovre.

Successivamente, Rise si innalzerà di altri 100 chilometri sino al cosiddetto ‘cimitero geostazionario’, il luogo dove sono stati collocati i satelliti giunti alla fine della loro vita tecnica e dove rimarranno per migliaia di anni senza interferire con i loro ‘colleghi’ ancora in funzione.

A questo punto, Rise si incontrerà con il satellite geostazionario da ‘servire’, adeguandosi alla sua velocità e alla sua traiettoria all’interno dell’orbita del ‘cimitero’. Il satellite in questione non è stato predisposto per essere agganciato da un altro manufatto e quindi Rise dovrà sfruttare l’anello che originariamente teneva attaccato il satellite al suo lanciatore.

Dopo che avrà dimostrato di riuscire a manovrare il suo ‘cliente’, Rise lo lascerà libero e si collocherà in un’orbita di ‘parcheggio’ tra il ‘cimitero’ e quella geostazionaria; la piattaforma rimarrà in attesa dell’avvio della sua attività commerciale, che potrà avvenire solo dopo la valutazione della sua performance.

L’estensione della vita operativa dei satelliti si inquadra nell’ambito del programma Space Safety dell’Esa, mirato a mantenere le orbite ‘pulite’ dai detriti anche nella prospettiva di dare vita a un’economia circolare che riduca al minimo l’impatto dei voli spaziali sulla Terra e sulle sue risorse.

Foto in lto rendering della missione Rise (Crediti: D-Orbit) 

Fonte https://www.globalscience.it/53236/spazio-piu-sostenibile-con-la-missione-rise/