Dopo il lancio di Hera, si pensa già alla prossima missione di difesa planetaria: Ramses. Avrà l’obiettivo di raggiungere e studiare l’asteroide Apophis, che passerà a “soli” 32mila chilometri dalla Terra nel 2029. In attesa dell’approvazione definitiva del Consiglio ministeriale dell’Esa del 2025, allo Iac di Milano è stata presentata ufficialmente la missione ed è stato firmato un accordo da 63 milioni di euro grazie al finanziamento dell’Agenzia spaziale italiana
Sull’onda del successo del lancio del 7 ottobre scorso della missione Hera, la prima missione europea rivolta agli asteroidi, si guarda già con decisione al prossimo obiettivo.
Il 13 aprile 2029, l’asteroide di 375 metri Apophis passerà a circa 32mila chilometri dalla superficie terrestre, a meno di un decimo della distanza tra la Terra e la Luna. Questo evento estremamente raro attirerà l’attenzione di tutto il mondo e offrirà un’opportunità di ricerca unica nell’ambito scientifico e in quello di difesa planetaria.
Un veicolo spaziale in sorvolo ravvicinato su Apophis potrebbe svelare molte informazioni sulla composizione e la struttura dell’asteroide, e capire come un asteroide risponde alle forze esterne, proprietà fondamentale per aiutarci a mandare fuori orbita un asteroide pericoloso in una rotta di collisione con la Terra.
Ramses: il lancio nel 2028
Con questo intento dovrebbe essere lanciata nel 2028 la missione europea Ramses (Rapid Apophis Mission for Space Safety), in modo da arrivare nei dintorni di Apophis in tempo per studiare l’asteroide nel suo passaggio ravvicinato alla Terra. Una missione di sicurezza planetaria che deve essere messa a punto nei prossimi tre anni e verso la quale ci si muove già a passo spedito.
«Forti del lancio di Hera avvenuto il 7 ottobre da Cape Canaveral con SpaceX, adesso ci concentriamo sulla partenza di una nuova avventura: la missione Ramses, che andrà a incontrare l’asteroide Apophis nel 2029», spiega Monica Lazzarin dell’Università di Padova, principal investigator di Ramses, che ha presentato ufficialmente la missione a Milano in occasione del 75° Congresso internazionale aeronautico (Iac), in corso questa settimana, a cui partecipano oltre ottomila addetti al settore spazio, tra istituzioni scientifiche e industrie.
«Il 17 ottobre è stata presentata al meeting Iac la missione Ramses ed è stato formalmente siglato l’accordo tra Esa e Ohb Italia grazie al finanziamento dell’Agenzia spaziale italiana, che in questa missione è attualmente il principale finanziatore», dice Lazzarin, sottolineando l’impegno concreto delle agenzie spaziali in attesa della decisione definitiva, che avverrà nel 2025, quando l’Agenzia spaziale europea (Esa) interrogherà il Consiglio ministeriale riguardo alla possibilità di approvazione e di finanziamento della missione.
Ramses rappresenterebbe infatti un’ulteriore operazione di difesa planetaria all’interno del programma di sicurezza spaziale dell’Agenzia. Nel frattempo infatti gli Stati membri dell’Esa hanno approvato l’uso dei fondi dell’Agenzia esistenti per iniziare i lavori preparatori della fase 1 di consolidamento e implementazione preventiva della missione. Questo lavoro garantirà la possibilità di mettere a punto la missione entro le tempistiche rigorosamente stabilite, qualora la missione Ramses riceva pieno sostegno da parte del Consiglio ministeriale. I fondi sono stati messi a disposizione tramite i programmi di Tecnologia di supporto generale e di sicurezza spaziale, entrambi tra l’Esa e l’industria.
A sottolineare un intento già molto più che teorico, il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher e l’amministratore delegato di Ohb Italia Roberto Aceti hanno firmato un contratto del valore di 63 milioni di euro che decreta un impegno concreto all’avvio dei lavori sulla missione.
La firma è avvenuta giovedì 17 ottobre a Milano, sempre durante Iac 2024. Questi fondi saranno utilizzati per avviare il processo di approvvigionamento di alcune apparecchiature critiche o di lunga durata, nonché per finalizzare la progettazione complessiva del veicolo spaziale, considerando le opportunità di cooperazione internazionale attualmente in discussione.
«Le operazioni preparatorie devono essere molto rapide perché tutto deve essere pronto entro tre anni, e si tratta quindi di un importante banco di prova anche per capire quanto velocemente siamo in grado di preparare una missione per andare a incontrare un oggetto pericoloso. La fase preliminare degli accordi con l’industria è già stata avviata proprio per accelerare il processo, con il pieno accordo delle delegazioni dei vari stati membri dell’Esa, in vista della presa in carico definitiva della missione – come ci auguriamo – in occasione delle prossime Ministeriali Esa nel 2025», conclude Lazzarin.