Salamone, Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Italiana, è intervenuto a conclusione della mattinata di lavori del Forum Space&Blue.
Luca Salamone ha presentato una relazione sul tema delle interconnessioni, nuove frontiere e traiettorie tecnologiche.
Dopo un’introduzione storica sulla connessione tra spazio e mare dall’800 al ’900 e aver ricordato che negli anni Sessanta per la prima volta nella storia si lanciava dal mare con l’utilizzo della piattaforma San Marco, originariamente concepita per supportare le operazioni di sbarco d Forze Armate (una seconda piattaforma, quella di controllo, la Santa Rita, era invece una ex piattaforma per l’estrazione del petrolio dell’Eni), Salamone ha ricordato che tra il 1967 e il 1974 furono lanciati ben otto satelliti, l’ultimo nell’88 prima dell’abbandono della piattaforma.
“Lo spazio ci serve per fare tante cose, tra le quali si annoverano l’implementazione dell’agricoltura, l’osservazione della terra. Cosa sarebbe, infatti, il mare senza lo spazio? Grazie allo spazio si può fare monitoraggio della pesca e della sicurezza e anche si può procedere all’osservazione degli sversamenti da piattaforme petrolifere: per esempio Cosmo Skymed – nostro fiore all’occhiello – ha rilevato l’incidente avvenuto a Baltimora a marzo 2024”, ha spiegato Salamone.
“Il contesto globale moderno richiede lo scambio di molteplici informazioni tra gli organismi nazionali di sorveglianza marittima e al fine di aumentare l’attenzione e la prontezza operative nel dominio marittimo europeo. A questo proposito saremo i secondi detentori del nodo italiano per quanto riguarda il Common information sharing environment for the EU maritime domain (CISE) che è il concetto operativo europeo di sorveglianza marittima integrata, nonché elemento portante della Strategia di Sicurezza Marittima Europea (European Maritime Security Strategy – EMSS), finalizzato alla raccolta di dati – con specifico riferimento a quelli satellitari – sulla sorveglianza marittima da parte delle Autorità civili e militari che può contribuire ad evitare la duplicazione del lavoro e a ridurre i costi. Tra l’altro, la maggiore cooperazione e la condivisione di dati possono anche permettere di rispondere più efficacemente e tempestivamente agli eventi marittimi, come incidenti, episodi di inquinamento, reati o minacce alla sicurezza marittima. A questo proposito l’Italia gestirà il primo nodo nazionale insieme al secondo nodo gestito dalla Guardia Costiera. Per quanto riguarda lo spazio il nodo sarà ubicato presso l’ASI”.
“Quando si parla di interconnessioni ci sono tematiche emergenti nell’ottica di individuare traiettorie tecnologiche, filoni in cui andare a investire, mi piace parlare di queste tecnologie che possono collegare l’underwater, se ne sta parlando tanto ultimamente, c’è un disegno di legge, seguito a quello sullo spazio che parla anche di lanci da piattaforme marine. Il monitoraggio di strutture critiche sottomarine è molto importante. Uno dei temi più emergenti è il posizionamento underwater rispetto a ciò che si può fare in futuro usando satelliti. Si sta lavorando su sistemi satellitari che possano dialogare con sistemi sottomarini”.
Salamone: “Nel Piano del Mare potrebbe esserci un capitolo che connette spazio e mare”
“L’Italia oggi non ha accesso allo spazio – ha continuato Salamone -. Negli anni Sessanta si fecero da Malindi. La legge spazio cita tra le attività spaziali anche quelle che possono avvenire da piattaforme galleggianti o unità navali. SpaceX ha fatto progetti di questo genere poi abbandonati. La Germania sta progettando in questa direzione e anche l’ESA. L’idea è trovare strategie comuni. Un alveo in cui trovare strategie è il Piano del Mare. Avendo avuto l’onore di servire Musumeci, sicuramente il Piano del Mare deve essere aggiornato e potrebbe esserci un capitolo che connetta spazio e mare così da trovare una prospettiva strategica. Ci vorrebbe un tavolo strategico nel Piano del Mare Space&Blue”.