Space&Blue Magazine: Intervista a Giovanni Caprino, Past President del Cluster Tecnologico Nazionale Economia del Mare BIG
L’interconnessione tra l’Economia dello Spazio e l’Economia del Mare lascia intravedere potenzialità di sviluppo importanti per l’Italia.
Qual è la sua visione in merito? E quali aree di sinergia intravede?
L’Italia ha una lunga tradizione marittima e l’economia del mare genera da sempre occupazione e benessere per il nostro Paese unendo sinergicamente tessuti imprenditoriali diversi, e contribuendo significativamente al nostro Pil. L’economia del mare rappresenta oggi il 10,2% del valore aggiunto prodotto dall’intera economia nazionale.
Allo stesso modo, l’interesse del nostro Paese – tra i membri fondatori dell’Agenzia Spaziale Europea – per lo spazio è comprovato dal numero di centri di ricerca, infrastrutture e imprese che operano nel settore, una catena del valore estesa che può dirsi unica a livello europeo. A livello internazionale, l’Italia ha contribuito a mettere in luce l’Economia
dello Spazio sin dalla presentazione del dossier sulla Space Economy durante il G20 del 2021 a Roma.
A mio parere entrambi i settori giocano sicuramente un ruolo fondamentale per l’Italia ed il suo rilancio economico, e le loro interazioni possono generare occupazione e innovazione secondo un modello collaborativo, circolare e sostenibile.
Mare e Spazio sono ambienti estremi per la vita umana e per lo svolgimento di qualsiasi attività. Questa condizione li avvicina favorendo scambi e sinergie, poichè spesso è possibile sfruttare in entrambi gli ambiti le medesime tecnologie innovative.
In quale direzione ritiene prioritario investire affinché l’integrazione tra i due asset strategici possa rafforzare la crescita del nostro Paese?
Gli investimenti dovrebbero sostenere le sinergie spazio-mare in ambito scientifico e tecnologico per implementare la sostenibilità in tutti suoi aspetti, quindi per lo sviluppo di piattaforme innovative per l’osservazione del mare e delle attività che vi si svolgono, di costellazioni satellitari per la valutazione degli ecosistemi marini e costieri ed il monitoraggio delle calotte polari, di veicoli e sistemi all’avanguardia (veicoli autonomi e telecomandati, sonde robotiche, sensori e telecamere digitali) per
l’esplorazione e l’estrazione di minerali e terre rare sui fondali oceanici e sui corpi extraterrestri.
Discorso a parte meritano gli investimenti per garantire la sicurezza marittima, visti i rapidi cambiamenti della situazione politica mondiale: il 90% del commercio internazionale è marittimo e si basa sui porti, monitorare e proteggere le rotte commerciali e le più importanti infrastrutture strategiche sottomarine è una necessità imprescindibile.
Che ruolo può giocare l’Italia nel contesto globale investendo in questa integrazione?
In questi ultimi decenni l’economia del mare e l’economia dello spazio sono cresciute molto nell’immaginario collettivo del Paese e nella considerazione delle istituzioni statali. Grazie ai giusti investimenti ed ai progressi della ricerca l’Italia è leader in Europa nel campo dell’osservazione della Terra e della sopravvivenza umana nello spazio ed ha acquisito una rilevante considerazione internazionale nell’ambito della Sustainable Blue Economy, particolarmente per quel che concerne la comprensione dei processi per implementare la sostenibilità nel bacino del Mediterraneo, oltre all’alta tecnologia della nostra industria per quanto riguarda la cantieristica, la robotica e la subacquea.
Come può contribuire il Cluster BIG?
Sono convinto che il Cluster BIG possa dare un contributo al ruolo che l’Italia già svolge nel contesto globale di riferimento, e al successo delle sinergiche interazioni dei due settori, poiché rappresenta un punto di incontro per università, enti di ricerca e imprese della Blue Economy e lavora evidenziando l’importanza della coesione e della sensibilizzazione politica per promuovere lo sviluppo sostenibile e l’innovazione.
Ho la certezza che il lavoro e la collaborazione dei cluster spazio-mare insieme alle imprese e alle organizzazioni regionali saranno di grande supporto per lo sviluppo dell’alta tecnologia in entrambi i settori.
I Cluster Tecnologici Nazionali rappresentano già, ciascuno per il proprio settore di riferimento, la sintesi delle diverse componenti: industria, università e centri di ricerca, distretti e territori, associazioni e istituzioni. Non è un caso che sia l’Economia dello Spazio prima che l’Economia del Mare poi, siano stati individuati come settori prioritari per lo sviluppo strategico del nostro Sistema Paese.
Metterli insieme può rappresentare una leva notevole per favorire interconnessioni progettuali ed esecutive capaci di intercettare i più interessanti driver tecnologici e di moltiplicare le opportunità per le imprese.
Quali sono le aree tecnologiche che ritiene abbiano il maggiore potenziale per sviluppare sinergie tra Spazio e Mare?
Le interconnessioni sono molteplici. Diversi settori stanno crescendo in alta tecnologia e si possono occupare concettualmente sia dello spazio sia del mare.
Si pensi ad esempio all’osservazione e monitoraggio del mare e dell’ambiente costiero attraverso l’impiego di sistemi satellitari, al digital twin e all’Intelligenza artificiale connesse alla robotica per ricerche in acque profonde, alla difesa delle infrastrutture per la telecomunicazione sottomarine tramite connessione con osservazioni satellitari.
Di contro, l’esplorazione delle profondità marine ha sviluppato soluzioni ingegneristiche specializzate per garantire la sicurezza degli esploratori, preziose anche per la sopravvivenza degli astronauti nello spazio. Notevoli le interazioni possibili nel campo delle biotecnologie blu, con sistemi biorigenerativi e coltivazioni di alghe come fonte di cibo non solo per il supporto alla vita nello spazio, ma per combattere la scarsità di risorse sulla Terra.
Per cui ci auguriamo una forte interazione anche a livello di ricerca e innovazione per sostenere l’attività delle nostre imprese.
Pensa sia possibile integrare la ricerca in ambito marittimo con quella aerospaziale? Se si, come?
Si, certamente. Come già evidenziato lo spazio e le profondità marine sono di fatto ambienti ostili alla vita umana, ed ogni attività in tale contesto necessita di essere supportata da alte tecnologie. Conoscenze e tecnologie sviluppate in ambito marino e sottomarino possono essere sfruttate e replicate in ambiente spaziale, e viceversa. Penso ad esempio a programmi di ricerca che integrino le conoscenze sui due mondi, progetti pilota o progetti faro nei settori aerospazio e subacquea che sfruttino l’analisi dei dati e la visualizzazione e digitalizzazione dell’ambiente.
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Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR. Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine, Economia del Mare Magazine e Space& Blue Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder. Ideatrice del Progetto "Space&Blue Made in Italy" con il suo Forum Space&Blue e del Progetto "Blue Forum Italia network".