Space&Blue Magazine: Intervista a Mario Mattioli, Presidente della Federazione del Mare
L’interconnessione tra l’Economia dello Spazio e l’Economia del Mare lascia intravedere potenzialità di sviluppo importanti per l’Italia. Qual è la sua visione in merito? E quali aree di sinergia intravede?
Esiste un legame profondo tra i marinai e le stelle che hanno sempre guidato i navigatori a trovare la rotta in mare, quando non esistevano GPS e altri strumenti tecnologici.
L’Economia dello Spazio e l’Economia del Mare sono indubbiamente due settori strategici non solo per l’Italia ma per l’Europa e per il mondo intero. Tecnologia spaziale e Blue economy rappresentano un’integrazione cruciale per un pianeta più verde e un mare più blu.
Fornire gli strumenti necessari per razionalizzare la navigazione marittima e le operazioni portuali, sostenere operazioni di ricerca e soccorso rapide ed efficaci e monitorare lo stato di salute dell’ambiente marino: il GNSS (Global Navigation Satellite System) e i programmi di osservazione della Terra hanno offerto ed offrono tuttora servizi cruciali per questo segmento vitale dell’economia contribuendo ad un’economia Blu sempre più sostenibile.
In quale direzione ritiene prioritario investire affinché l’integrazione tra i due asset strategici possa rafforzare la crescita del nostro Paese?
Per diversi decenni, la tecnologia spaziale è stata determinante nel monitoraggio dei cambiamenti climatici. In questa fase in cui il mondo in generale e l’Europa in particolare, stanno lavorando per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di neutralità climatica, penso sia importante puntare sull’utilizzo delle tecnologie spaziali per favorire la decarbonizzazione per gli oceani e l’economia marittima.
Che ruolo può giocare l’Italia nel contesto globale investendo in questa integrazione?
Come è noto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy a giugno ha presentato la legge sullo spazio italiana, approvata dal Consiglio dei ministri con la quale l’Italia si pone all’avanguardia, diventando uno dei primi paesi in Europa a dotarsi di una legislazione completa per normare tutte le attività spaziali, anticipando anche l’Unione europea che da tempo sta discutendo sulla regolamentazione dello spazio.
È chiaro che si tratta di una legge quadro che dovrà affrontare l’iter parlamentare prima di essere operativa. Sia in quella sede che successivamente, ritengo sia importante che la nostra legislazione tenga conto dell’interconnessione con lo spazio marittimo.
Ricordo che diversi programmi dell’European Space Agency (ESA) si stanno già impegnando con organizzazioni nazionali e internazionali di utenti finali per integrare e migliorare le loro attuali capacità attraverso l’applicazione di sistemi e servizi di comunicazione satellitare, navigazione e osservazione della Terra a sostegno di tutte le attività comprese nella definizione di Economia blu. L’Italia non può non tenerne conto.
Come la Federazione del Mare può contribuire in questo processo?
La Federazione del mare dà rappresentanza unitaria al mondo marittimo del Paese, per consentirne l’apprezzamento come fattore di sviluppo ed affermarne la comunanza di valori, di cultura e di interessi, che scaturisce anche dal costante confronto con l’esperienza internazionale.
In quest’ottica, la Federazione e i suoi associati stanno affrontando le sfide poste da transizione ecologica, digitalizzazione, sicurezza, difesa del mare, formazione per conseguire, attraverso la Blue Economy, l’obiettivo di una crescita economica rispettosa dell’ambiente di tutto il Paese, puntando su innovazione e condivisione di conoscenze.
Sviluppo e tutela ambientale sono le due facce di una stessa medaglia per non perdere quel “mare di opportunità” che può portare al nostro cluster e al Paese evidenti benefici.
In questo contesto, l’economia blu cerca di creare un equilibrio tra prosperità economica e resilienza ecologica promuovendo pratiche sostenibili per garantire la salute a lungo termine dei nostri oceani e delle comunità costiere, e che mira proprio all’utilizzo responsabile e innovativo delle risorse marine, tra cui la pesca, l’acquacoltura, la navigazione, le energie rinnovabili e persino il turismo, salvaguardando l’ambiente marino. Le interconnessioni fra Space e Blue Economy esistenti e quelle potenziali saranno certamente studiate per identificare nuove opportunità di sviluppo e crescita sostenibili.
In quali ambiti è già evidente l’interconnessione tra le tecnologie spaziali e l’industria marittima?
Sono già numerose le interconnessioni esistenti fra Space e Blue Economy.
Bastano pochi esempi:
- Monitoraggio per raccogliere dati sulle condizioni dell’oceano, come temperatura, salinità e livelli di pH, tracciare i movimenti delle navi e identificare potenziali pericoli, come fuoriuscite di petrolio o collisioni
- Osservazione/ricerca sull’oceano per monitorare l’inquinamento dell’ambiente marino, gli effetti del cambiamento climatico e altri impatti umani.
- Monitoraggio degli allevamenti ittici, della qualità dell’acqua, della salute dei pesci, l’alimentazione di grande aiuto per le imprese di acquacoltura.
Non meno importante l’ampia gamma di attività e servizi svolti per la sicurezza marittima come la protezione dei porti, delle navi, delle zone economiche e delle aree di sovranità, nonché la protezione delle attività associate contro rischi, danni intenzionali o non intenzionali e pericoli, garantendo livello globale attività sicure nei mari e nelle zone costiere.
La sorveglianza marittima richiede l’integrazione dei mezzi di sorveglianza costiera, dei sistemi di rilevamento delle navi, dei sistemi di gestione del traffico navale e dei sistemi di identificazione automatica con la sorveglianza aerea e satellitare. L’integrazione dei dati ambientali può favorire una maggiore capacità di tracciamento e il rafforzamento del monitoraggio delle attività illegali.
Molto si può fare attraverso i satelliti in quelle zone spesso remote e abitate con mezzi terrestri limitati o, meglio, “vista dall’alto” e ampio campo visivo combinando diverse soluzioni spaziali.
Inoltre, le funzionalità di intelligenza artificiale, in continua evoluzione, forniscono un notevole impulso agli sforzi di raccolta e analisi dei dati per creare un quadro completo in tempo reale ed hanno una importanza fondamentale per garantire la sostenibilità e la produttività dell’economia blu.
Con questi dati tempestivi e utilizzabili a disposizione, la capacità di monitorare le condizioni acquatiche è notevolmente migliorata e consente a governi, industria, scienziati e altri soggetti di comprendere meglio l’interazione tra l’attività umana e l’ambiente marino.
D’altro canto, mentre l’inquinamento da plastica e molte altre sfide che il nostro oceano deve affrontare sono già all’attenzione globale, una situazione simile si sta verificando con l’accumulo dei detriti spaziali.
Prendendo in considerazione ciò che abbiamo imparato dall’alto mare, possiamo evitare di commettere gli stessi errori e lavorare collettivamente per prevenire una tragedia dei beni comuni nello spazio.
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Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR. Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine, Economia del Mare Magazine e Space& Blue Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder. Ideatrice del Progetto "Space&Blue Made in Italy" con il suo Forum Space&Blue e del Progetto "Blue Forum Italia network".