Space Economy: sognando il benessere dell’umanità

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Space Economy: Spuntature di Silvio Rossignoli

Da qualche anno uno dei temi di maggiore interesse, ritornato di nuovo finalmente in evidenza, è sicuramente lo Spazio, ma diversamente dal passato oggi la vulgata declina il tema alla voce Spazio con il termine Space Economy.

Sono molto contento che lo Spazio susciti questo grande rilievo, ma mi interrogo sulle motivazioni per le quali questa definizione piaccia così tanto da essere utilizzata a tempo pieno e con grande abbondanza.

Parlare di Economia dello Spazio non dovrebbe essere diverso dal parlare di Economia dei Trasporti o Economia dell’Agroalimentare, ma non è così.

Se parliamo di Economia dell’Agroalimentare pensiamo a tutto un mondo agricolo, industriale e dei servizi che assicura la nostra sussistenza, ovvero parlando di Economia dei Trasporti sottintenderò tutta l’industria dei Trasporti in senso lato.

Ma nel caso della Space Economy c’è qualcosa di diverso e di più se l’OECD la definisce come l’intera gamma di attività e l’uso di risorse che creano valore e benefici per gli esseri umani nel corso dell’esplorazione, della ricerca, della comprensione, della gestione e dell’utilizzo dello spazio.

Dunque un insieme di stakeholder che collaborano alla creazione di valore per l’umanità. Un obiettivo alto e importante.

A voler essere pignoli dovremmo però, in questa accezione, estrarre dalla definizione alcuni titoli, per esempio le Telecomunicazioni che contribuiscono sì al benessere dell’umanità, ma soprattutto all’Economia in senso più ampio, ovvero la Difesa che di per sé non possiamo definire propriamente un beneficio per l’umanità, ovvero i Trasporti ai quali fanno capo i sistemi di navigazione.

Dunque la Space Economy, così come comunemente la si interpreta, è qualcosa che nella realtà ruba un po’ lo spazio ad altri sistemi economici e si gonfia anche del loro valore economico.

Perché mi sono posto questo interrogativo?

Perché mi sono sempre domandato come vantare a merito una spesa pubblica, con dichiarazioni del tipo “siamo il quarto – anzi no il terzo – paese per contribuzione all’ESA” oppure “Italia potenza mondiale” della spesa (ndr) e altre.

Già con il solo obiettivo di creare valore e benefici per l’umanità queste affermazioni positive sono pienamente giustificate, anche se sotto questa voce troviamo in realtà anche attività di sostegno alle aziende del settore, che si tratti di rilevazione ambientale o di lanciatori. Spesso il valore politico e di autonomia strategica è a pieno titolo il principale elemento giustificativo della spesa pubblica per lo Spazio.

Riportare le voci che realmente rispondono alla definizione OECD della Space Economy vorrebbe dire limitarne le componenti solamente alla Scienza, all’Esplorazione e al rilevamento Ambientale e delle Risorse, ma è giusto permettere di condividere tutti i Valori dello Spazio, quindi ben venga una visione più ampia possibile.

Sarebbe tuttavia molto bello se il nostro principale vanto diventasse quello di essere tra i primi nella creazione, tramite la spesa spaziale, di Valore e di Benessere per l’umanità. A questo io ho sempre pensato, quando mi sono occupato attivamente di Spazio, chi sa mai non ci si riesca.

Ma non è solo lo Spazio che contribuisce al benessere dell’umanità, anche la Ricerca pura e la Ricerca e Sviluppo danno un contributo. Potremmo quindi fare di più e magari incorporare nella Space Economy anche il benessere – e gli investimenti – che si ricavano da queste attività? Troppo ambizioso forse.

Che cosa invece parlando di Space Economy non si mette sufficientemente in evidenza e invece si sopravaluta? Rispettivamente la formazione del personale e la ricaduta tecnologica.

La formazione del personale che lavora nello Spazio rappresenta il più importante arricchimento alla formazione di giovani talenti che con il lavoro in ambito spaziale imparano tecniche e metodi che non si utilizzano in generale in altri ambiti, ma che costituiscono un importante bagaglio di competenze una volta che siano messe a disposizione di altri settori economici.

Per quanto riguarda le tecnologie avanzate bisogna invece sfatare un po’ un mito.

Lo Spazio non vuole deliberatamente utilizzare tecnologie troppo avanzate, aumentando così il rischio di insuccesso, già elevato nel settore. In più i tempi nei quali si sviluppa, si qualifica e poi si fa volare un qualsiasi veicolo sono talmente dilatati (mai meno di qualche anno) che una tecnologia che all’inizio poteva anche essere d’avanguardia, al momento del lancio è già ormai di uso comune o addirittura sorpassata.

Secondo una interpretazione della Space Economy in senso stretto dovremmo limitarne gli ambiti alla sola esplorazione, alla scienza e all’ambiente, ma poco male se si includono anche le telecomunicazioni, il telerilevamento e così via, perché contribuiscono a dilatarne i confini e a coltivare i sogni e le speranza che lo Spazio ha sempre offerto all’animo umano.

La Space Economy dunque per coltivare le migliori aspirazioni dell’uomo che vede nello Spazio un ambito di crescita nel quale sognare per il benessere dell’umanità.

silvio rossignoli coordinatore scientifico jpg
Silvio Rossignoli

Si è riunito oggi a Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del Made in
Italy, il “Tavolo Tecnico Nazionale