Sono passati pochi giorni dalla conclusione della seconda edizione di Space Meetings Veneto, l’evento dedicato all’aerospazio che ha coinvolto 250 Aziende, più di 150 buyers, 25 Paesi, 5000 Incontri B2B, 3000 Partecipanti, 500 Studenti e 150 Relatori.
Numeri che pongono certamente l’evento tra i più importanti del settore.
La presenza di numerosi leader industriali e istituzionali, il clima di partecipazione attiva e confronto che si respirava tra gli stand allestiti presso la Stazione Marittima di Venezia ne hanno attestato la vitalità.
Abbiamo intervistato Federico Zoppas, Presidente del Cluster dell’Aerospazio veneto RIR-AIR, noto imprenditore con la sua azienda Zoppas Industries e tra i promotori di Space Meetings Veneto, con l’obiettivo di mettere in evidenza la rilevanza dell’evento, le caratteristiche dell’ecosistema veneto, le prospettive di sviluppo del settore e le potenzialità della prossima Legge sullo Spazio italiana.
I numeri dell’edizione appena conclusa attestano un successo per Space Meetings Veneto. Quali sono dal suo punto di vista gli elementi più importanti emersi durante quelle giornate?
I numeri confermano che il nostro evento sta riscontrando un notevole interesse, anche perché, un po’ a detta di tutti, è organizzato molto bene, in un bel posto, nel senso che Venezia di fatto ha il suo fascino e attira e poi anche nei contenuti è cresciuto molto rispetto all’anno scorso.
Quest’anno, oltre al tema della supply chain dello spazio e oltre al cosiddetto downstream, con AgriTech e WineTech, abbiamo affrontato anche altri argomenti interessanti che sono per esempio Food&Space e la parte relativa a Sport&Space, proprio perché nel nostro territorio abbiamo anche un distretto dello sport molto importante.
Il nostro è un approccio olistico, come amiamo definirlo, al settore dell’aerospazio, nel senso che diamo la possibilità a molte aziende sia space che non space di poter approcciare a questo settore.
Presidente Zoppas, come descriverebbe il settore dell’aerospazio oggi?
L’aerospazio, in questo momento, offre molte opportunità ad aziende che operano in settori diversi e che non producono tipicamente per lo spazio. Questo è dovuto al fatto che le necessità della filiera e della supply chain si evolvono molto più rapidamente rispetto al passato. Inoltre, stiamo assistendo a una sorta di commoditizzazione dello spazio, dove c’è la necessità di poter aumentare rapidamente i numeri semplicemente premendo un bottone.
Da un lato, questo trend è molto interessante perché apre la strada a nuovi attori nel mercato. Questo può portare benefici come la riduzione dei costi grazie alla maggiore concorrenza. Dall’altro lato, però, aumenta la competizione e rende “più busy” un settore che è stato sempre caratterizzato da una unicità, nel senso che i prodotti erano quasi dei prototipi.
Però siccome non possiamo fermare la tecnologia, anzi dobbiamo per forza anticiparla e starle davanti, dobbiamo adeguarci anche noi a queste dinamiche.
E quello veneto in particolare?
Una cosa che ha caratterizzato il nostro evento è l’ennesima formalizzazione del nostro ecosistema che vede il territorio, quindi la Regione Veneto, le aziende e la Confindustria e le Università tutte insieme focalizzate sul pezzo. Ed è fondamentale, perché senza il coinvolgimento di questi tre attori, sarebbe difficile portare avanti qualsiasi tipo di iniziativa.
Ultima cosa: abbiamo parlato anche di Advanced Mobility. Infatti è stato firmato un accordo tra Regione Veneto, Aeroporto di Venezia oltre all’ENAC, che ha abilitato delle rotte per poter utilizzare i droni a scopi commerciali.
Quali sono gli elementi e il valore aggiunto che il Cluster Veneto può dare all’aerospazio italiano?
Secondo me può dare tantissimo e può dare sempre di più, soprattutto nel fornire le tecnologie più richieste oggi, a parte la Supply Chain relativa alla componentistica meccanica ed elettronica, i sistemi di propulsione, ma anche le tecnologie quantistiche, piuttosto che quelle di cyber security o di Laser communication.
In Veneto abbiamo delle competenze molto importanti che ci mettono allo stesso livello degli altri Cluster, che magari sono partiti tanti anni fa. Condividiamo tutti le stesse esigenze: carenza di personale, carenza di competenze, la possibilità di attrarre le competenze e poi soprattutto la possibilità di far parte di progetti di filiera a lungo respiro.
Oggi, grazie agli ingenti investimenti privati nel settore spaziale, che stanno dando un impulso significativo, e agli aumenti di budget in quello della difesa per motivi evidenti, ci sono nuove opportunità. Non è più necessario affidarsi esclusivamente alle aziende già operative nello spazio o nella difesa. È chiaro che i processi di approvazione rimangono e rimarranno molto rigidi, ma per garantire un supporto solido, vengono favorite le aggregazioni che assicurano ai prime contractor una Supply Chain affidabile.
Senza dimenticare ricerca, sviluppo e innovazione.
Ci dà qualche numero del suo distretto?
Il nostro network è cresciuto e continua a crescere costantemente, e ad oggi conta oltre 65 membri, di cui 61 sono aziende. Durante lo Space Meetings, abbiamo ricevuto ulteriori richieste di adesione che formalizzeremo a breve. Siamo supportati dalle Università venete, in particolare l’Università di Padova con il CISAS, e quella di Venezia. Il nostro obiettivo è diversificare la nostra offerta: attualmente ci occupiamo principalmente di spazio, ma intendiamo espanderci anche nel settore dell’aerospazio. Inoltre, vogliamo investire nella Advanced Mobility e nei droni a idrogeno, che non sono destinati solo al trasporto di persone, ma anche al monitoraggio, al trasporto di merci, medicinali e persino organi umani.
Immagino siate già al lavoro per la terza edizione di Space Meetings Veneto: può anticiparci le traiettorie di sviluppo e le novità che immaginate per il 2025?
Vogliamo mantenere l’attenzione sulla Supply Chain, sull’Agritech e sul Winetech, continuando a valorizzare il nostro distretto dello Sport.
Tuttavia, c’è un aspetto che vogliamo sviluppare ulteriormente: l’Investor Meeting. Quest’anno abbiamo già fatto un passo avanti significativo, ma il nostro obiettivo è renderlo sempre più rilevante a livello internazionale.
La prima Legge sullo Spazio italiana sta per approdare in Consiglio dei Ministri: in che cosa secondo lei potrà essere particolarmente utile?
Sicuramente, questo riconfermerebbe il ruolo dell’Italia come player internazionale e favorirebbe gli investimenti in ricerca e sviluppo. Inoltre, consentirebbe la localizzazione di alcuni componenti che attualmente dipendono da fornitori stranieri. Ho notato un grande interesse e una forte volontà di renderci più indipendenti.
Una Legge favorirebbe inoltre la redistribuzione delle risorse, offrendo un ulteriore impulso per partecipare ai programmi più importanti previsti nei prossimi anni.
Giornalista, specializzata in Economia dello Spazio, in Economia del Mare e in Mindfulness - istruttrice MBSR. Dal 2004 si occupa di Aerospazio e dal 2011 di Economia del Mare. Dirige Economia dello Spazio Magazine, Economia del Mare Magazine e Space& Blue Magazine, oltre a seguire le relazioni istituzionali ed esterne in questi settori per importanti stakeholder. Ideatrice del Progetto "Space&Blue Made in Italy" con il suo Forum Space&Blue e del Progetto "Blue Forum Italia network".